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Settimana santa in Parrocchia

Parrocchia di s. Giulia – Paitone

Settimana Santa e Triduo pasquale

 

Domenica delle Palme

Ore 10,15 Benedizione degli ulivi in Oratorio e processione

Ore 10,30 S. Messa in parrocchia

Lunedì Santo

Ore 20,30 Liturgia penitenziale e Confessioni in chiesina

Martedì Santo

Ore 15,00 Incontro del Club s. Giuseppe

Ore 16,00 S. Messa in chiesina

Mercoledì Santo

Ore 20,30 In ascolto della Parola (in Oratorio)

Giovedì Santo

Ore 14,30 Consegna delle cassette quaresimali e preghiera per i ragazzi (in Chiesina)

Confessioni per ragazzi e adulti fino alle ore 17,00

Ore 20,30 S. Messa della Cena del Signore (in Parrocchia)

Processione eucaristica e “reposizione”. Tutta la notte: Adorazione eucaristica

 

Venerdì Santo

Ore 8,00 Ufficio di Letture – Lodi (in Parrocchia)

Adorazione fino alle ore 15,00 (in Parrocchia)

Ore 15,00 Via Crucis animata dai ragazzi/e di III-IV-V elementare (partenza dall’Oratorio)

Ore 16,30 Confessioni (in Chiesina)

Ore 20,30 Liturgia della Passione (in Parrocchia). Processione in Oratorio e Adorazione del Crocifisso

 

Sabato Santo

Ore 8,00 Ufficio di Letture – Lodi (in Chiesina). Tutto il giorno Adorazione della Croce (in Chiesina)

Confessioni dalle 9,30 alle 12,00 e dalle 15,00 alle 18,30 (in Chiesina)

Ore 21,00 Veglia Pasquale (in Parrocchia)

 

Domenica di Pasqua

Ore 7,30      S. Messa (in Chiesina)

Ore 10,30   S. Messa solenne (in Parrocchia)

Ore 18,00    Vespro (in Santuario)

Ore 18,30    S. Messa (in Santuario)

Lunedì di Pasqua in Santuario

Lunedì di Pasqua – Festa in Santuario

Ss. Messe Ore 8,00 – 9,00 – 10,00 – 11,00 – 18,30

Ore 18.00 S. Rosario

Domenica delle Palme – Anno C – Traccia per l’Adorazione eucaristica

Traccia per l’Adorazione

Domenica delle Palme – Anno C – Word

V Domenica di Quaresima – Anno C – Traccia per l’Adorazione eucaristica

V Domenica di Quaresima – Anno C – Commenti al Vangelo Gv 8,1-11

Commenti al Vangelo – Gv 8,1-11

Vangelo (Gv 8,1-11)

In quel tempo, 1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.

3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo 4e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.

Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.

Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Parola del Signore.

IV Domenica di Quaresima – Anno C – Traccia per l’Adorazione eucaristica

Alla tua presenza ti adoriamo, Signore 

Tu sei il volto del Padre misericordioso

Tu sei sorgente di misericordia

Tu sei il perdono che ci nutre per la vita 

IV Domenica di Quaresima – Anno C

 IV Domenica di Quaresima – Anno C – Word

Apri le tue braccia corri incontro al Padre,

oggi la sua casa sarà in festa per te.

 

Noi ti adoriamo e ti glorifichiamo,

Dio, Padre onnipotente e santo,

datore di vita ad ogni creatura,

che hai plasmato l’uomo a tua immagine e somiglianza,

affinché possa essere partecipe, come figlio,

della tua vita e della tua gloria.

 

Noi ti adoriamo e ti glorifichiamo,

Gesù Cristo, Signore Figlio del Padre,

qui presente nell’Eucaristia,

a immagine del quale siamo stati creati,

che con la tua Parola ci ridoni la dignità di figli,

liberandoci dalle false suggestioni del mondo.

 

Noi ti adoriamo e ti glorifichiamo,

Spirito Santo, luce di verità,

fonte della compassione di Dio,

che ci vede nelle nostre tribolazioni

e ci corre incontro per donarci il suo abbraccio.

 

IV Domenica di Quaresima – Anno C – Commenti al Vangelo Lc 15,1-3.11-32

Vangelo (Lc 15,1-3.11-32) Commenti al Vangelo – Lc 15,1-3.11-32

Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.

La parabola del «Padre misericordioso» è una delle più significative ed illuminanti. Non solo ci rivela chi è Dio, ma ci rivela chi è l’uomo: la sua verità, il dramma della sua libertà e della sua risposta all’amore del Padre.

Dal Vangelo secondo Luca.

In quel tempo, 1si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

3Ed egli disse loro questa parabola: 11«Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore.

III Domenica di Quaresima – Anno C – Traccia per l’Adorazione eucaristica

Alla tua presenza ti adoriamo, Signore 

Tu sei Verità e pienezza di amore

Tu sei la roccia spirituale che dà vita

Sei misericordia e pazienza di Dio 

III Domenica di Quaresima – Anno C

 III Domenica di Quaresima – Anno C – Word

Ti esalto, Dio, mio re,

canterò in eterno a te:

io voglio lodarti, Signor,

e benedirti. Amen.

 

Noi ti adoriamo e ti benediciamo,

Dio, Padre onnipotente e santo,

Signore del cielo e della terra,

che tutto crei e tutto ricolmi

del tuo eterno ed infinito amore.

 

Noi ti adoriamo e ti benediciamo,

Gesù Cristo, unigenito Figlio del Padre,

qui presente nell’Eucaristia,

che intercedi continuamente a nostro favore,

rivelando e comunicandoci

l’amore misericordioso del Padre,

che ci chiama a conversione.

 

Noi ti adoriamo e ti benediciamo,

Spirito Santo, amore di Dio,

che ci riveli il volto di Dio in Cristo Gesù,

grazia di salvezza, salvezza delle genti,

sostegno e forza nella conversione.

 

Ti esalto, Dio, mio re…

 

Noi ti adoriamo e ti ringraziamo,

Dio, Padre giusto e misericordioso,

che perdoni non volendo che alcuno perisca,

manifestando la tua misericordia

richiamando al tuo volere

i figli che si allontanano da te.

 

Noi ti adoriamo e ti ringraziamo,

Gesù Cristo, Parola eterna del Padre,

qui presente nell’Eucaristia,

che hai dato la tua vita,

affinché potessimo portare frutti di amore,

di riconciliazione e di pace,

amando Dio perdonando i nostri fratelli.

 

Noi ti adoriamo e ti ringraziamo,

Spirito Santo, forza di Dio,

che ci rinnovi immergendoci

in Cristo Gesù,

che offre la sua vita per tutti,

misericordia ed eterna pace.

 

Ti esalto, Dio, mio re…

 

Noi ti adoriamo e ti preghiamo,

Dio, Padre buono e paziente,

che in Cristo Gesù

manifesti e comunichi

tutto il tuo amore,

riconciliando a te

tutti i tuoi figli ovunque dispersi.

 

Noi ti adoriamo e ti preghiamo,

Gesù Cristo, perdono eterno del Padre,

qui presente nell’Eucaristia,

che nella tua morte redentrice

inauguri l’anno di grazia del Signore,

donando salvezza a tutti gli uomini

che, convertendosi, si lasciano riconciliare con Dio.

 

Noi ti adoriamo e ti preghiamo,

Spirito Santo, luce di Dio,

che ci rendi partecipi della pazienza di Dio,

in Cristo Gesù chinatosi sulla nostra miseria,

per sollevarci e sostenerci nella conversione.

 

Ti esalto, Dio, mio re…

III Domenica di Quaresima – Anno C – Commenti al Vangelo Lc 13,1-9

Vangelo (Lc 13,1-9) Commenti al Vangelo – Lc 13,1-9

1In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai».

Parola del Signore.

 

 

II Domenica di Quaresima

II Domenica di Quaresima – Anno C – Word

Questo brano è interpretato da alcuni come una breve anticipazione dell’esperienza del paradiso, concessa da Gesù a un gruppo ristretto di amici per prepararli a sopportare la dura prova della sua passione e morte.
Bisogna sempre essere molto circospetti quando ci si accosta a un testo evangelico perché quello che, a prima vista, può sembrare la cronaca di un fatto, a un esame più attento, può rivelarsi un testo denso di teologia, redatto secondo i canoni del linguaggio biblico. Il racconto della trasfigurazione di Gesù, che viene riferito in modo quasi identico da Marco, Matteo e Luca, ne è un esempio.
Oggi ci soffermeremo soprattutto su alcuni particolari significativi che si ritrovano soltanto nella versione di Luca.
Solo questo evangelista specifica la ragione per cui Gesù sale sul monte: va là per pregare (v. 28). Gesù è solito dedi-care molto tempo alla preghiera. Non sapeva fin dall’inizio come si sarebbe svolta la sua vita, non conosceva il destino che lo attendeva, lo venne scoprendo gradualmente, attraverso le illuminazioni che riceveva durante la preghiera.
È in uno di questi momenti spiritualmente intensi che Gesù si rende conto che è chiamato a salvare gli uomini non mediante il trionfo, ma attraverso la sconfitta.
A metà del suo Vangelo, Luca comincia a rilevare i primi segnali dell’insuccesso: le folle, prima entusiaste, abbandonano Gesù, qualcuno lo prende per un esaltato e un sovversivo, i suoi nemici tramano per ucciderlo. È com-prensibile che egli allora si interroghi sul cammino che il Padre vuole che percorra. Per questo «va sul monte a pregare».
Durante la preghiera, il volto di Gesù cambia d’aspetto (v. 29); a differenza degli altri evangelisti, Luca non parla di trasfigurazione, ma di «cambiamento d’aspetto». Questo splendore è il segno della gloria che avvolge chi è unito a Dio. Anche il volto di Mosè diveniva brillante quando egli entrava in dialogo con il Signore (Es 34,29-35).
Ogni autentico incontro con Dio lascia qualche traccia visibile sul volto dell’uomo.
Dopo una celebrazione della Parola vissuta intensamente, tutti torniamo alle nostre case più felici, più sereni, più buoni, più sorridenti, più disposti a essere tolleranti, comprensivi, generosi e anche i nostri volti sono più distesi e sembrano rifulgere di luce.
La luce sul volto di Gesù indica che, durante la preghiera, egli ha compreso e fatto suo il progetto del Padre; ha capito che il suo sacrificio non si sarebbe concluso con la sconfitta, ma nella gloria della risurrezione.
Durante questa esperienza spirituale di Gesù compaiono due personaggi: Mosè ed Elia (vv. 30-31). Essi sono il simbolo della Legge e dei Profeti, rappresentano tutto l’Antico Testamento. Tutti i libri sacri d’Israele hanno lo scopo di condurre a dialogare con Gesù, sono orientati a lui. Senza Gesù l’Antico Testamento è incomprensibile, ma anche Gesù, senza l’Antico Testamento, rimane un mistero. Nel giorno di Pasqua, per far capire ai discepoli il significato della sua morte e risurrezione, egli ricorrerà all’Antico Testamento: «Cominciando da Mosè e da tutti i profeti – nota l’evangelista – spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27).
Anche Marco e Matteo introducono Mosè ed Elia, ma solo Luca ricorda il tema del loro dialogo con Gesù: parlavano del suo esodo, cioè del suo passaggio da questo mondo al Padre. Ecco da dove è venuta a Gesù la luce che gli ha sve-lato la sua missione: dalla parola di Dio contenuta nell’Antico Testamento. È lì che egli ha scoperto che il Messia non era destinato al trionfo, ma alla sconfitta, che doveva soffrire molto, essere umiliato e rigettato dagli uomini, come è detto del servo del Signore (Is 53).
I tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni non comprendono nulla di quanto sta accadendo (vv. 32-33). Sono colti dal sonno. Difficile pensare – anche se qualcuno lo ha fatto – a un bisogno di appisolarsi perché la salita sul monte è stata faticosa e perché pare che la scena si svolga di notte (v. 37).
Notiamo un particolare: nei momenti in cui abbiamo qualche richiamo alla passione e morte di Gesù, questi tre discepoli vengono sempre colti dal sonno. Anche nell’orto degli Ulivi si mettono a dormire (Mc 14,32-42; Lc 22,45). È strano che proprio nei momenti cruciali essi abbiano sempre gli occhi appesantiti.
Il sonno è usato spesso dagli autori biblici in senso simbolico. Paolo, ad esempio, scrive ai romani: «È ormai tempo di svegliarvi dal sonno… la notte è avanzata, il giorno è vicino» (Rm 13,11-12). Con questo richiamo pressante egli vuole scuotere i cristiani dal torpore spirituale, li invita ad aprire la mente per comprendere e assimilare la proposta morale del Vangelo. Nel nostro racconto il sonno indica l’incapacità dei discepoli di capire e di accettare che il Messia di Dio debba passare attraverso la morte per entrare nella sua gloria. Quando Gesù compie prodigi, quando le folle lo acclamano, i tre apostoli sono ben svegli; ma quando inizia a parlare del dono della vita, della necessità di occupare l’ultimo posto, di diventare servi, essi non vogliono capire, lentamente chiudono gli occhi e iniziano a dormire… per continuare a sognare applausi e trionfi.
Le tre tende sono il dettaglio più difficile da spiegare (del resto l’evangelista nota che nemmeno Pietro che ne ha parlato sapeva esattamente che cosa stesse dicendo).
Chi costruisce una capanna vuole fissare la sua dimora in un posto e non muoversi più, almeno per un certo tempo. Gesù invece è sempre in cammino: deve compiere un «esodo» – dice il Vangelo di oggi – e i discepoli sono invitati a seguirlo. Le tre tende forse indicano il desiderio di Pietro di fermarsi per perpetuare la gioia sperimentata in un mo-mento di intensa preghiera con il Maestro.
Per comprendere meglio possiamo rifarci alla nostra esperienza: dopo aver dialogato a lungo con Dio non torniamo volentieri alla vita di ogni giorno. I problemi e i drammi concreti che dobbiamo affrontare ci fanno paura. Sappiamo però che l’ascolto della parola di Dio non è tutto. Non si può passare tutta la vita in chiesa o nella casa dei ritiri spirituali, è necessario uscire per incontrare e servire i fratelli, per aiutare chi soffre, per essere vicini a chiunque ha bisogno di amore. Dopo aver scoperto nella preghiera il cammino da percorrere, bisogna mettersi in cammino con Gesù che sale a Gerusalemme per donare la vita.
La nube (v. 34), specialmente quando scende sulla cima di un monte, indica – secondo il linguaggio biblico – la pre-senza invisibile di Dio. Soprattutto nell’Esodo è frequente il richiamo alla nube: Mosè entra nella nube che copre il monte (Es 24,15-18), la nube scende sulla tenda del convegno e Mosè non può entrare perché in essa è presente il Signore (Es 40,34-35).
Pietro, Giacomo e Giovanni sono dunque introdotti nel mondo di Dio e lì hanno l’illuminazione che fa loro comprendere il cammino del Maestro: il conflitto con il potere religioso, la persecuzione, la passione e la morte. Si rendono conto che anche il loro destino sarà lo stesso e hanno paura. Da questa nube esce una voce (v. 35): è l’interpretazione di Dio su tutto quanto accadrà a Gesù. Per gli uomini sarà lo sconfitto, per il Padre «l’eletto», il servo fedele del quale si compiace.
Gradito a Dio è chi ne segue le orme. Ascoltate lui – dice la voce del cielo – anche quando egli sembra proporre cam-mini troppo difficili, strade troppo anguste, scelte paradossali e umanamente assurde.
Alla fine dell’episodio (v. 36) Gesù rimane solo. Mosè ed Elia scompaiono. Questo particolare indica la funzione dell’Antico Testamento: portare a Gesù, far comprendere Gesù. Alla fine gli occhi devono rimanere puntati su di lui.
Non è facile credere alla rivelazione di Gesù e accettare la sua proposta di vita. Non è facile seguirlo nel suo «esodo». Fidarsi di lui è molto rischioso: è vero che egli promette una gloria futura, ma ciò che l’uomo sperimenta qui e ora è la rinuncia, il dono gratuito di sé. Il seme gettato nella terra è destinato a produrre molto frutto, ma oggi, ciò che lo attende è la morte. Quando e come potrà essere assimilata questa «sapienza di Dio» così contraria alla logica dell’uomo?
La risposta viene data dall’annotazione, apparentemente superflua, con cui inizia il Vangelo di oggi. L’episodio della «trasfigurazione» è collocato da Luca otto giorni dopo che Gesù ha fatto l’annuncio drammatico della sua passione, morte e risurrezione, otto giorni dopo che ha enunciato le condizioni per chi lo vuole seguire: «rinneghi se stesso e prenda la sua croce, ogni giorno» (Lc 9,22-27).
L’ottavo giorno per i cristiani ha un significato ben preciso: è il giorno dopo il sabato, il giorno del Signore, quello in cui la comunità si raduna per ascoltare la Parola e per lo spezzar del pane (Lc 24,13). Ecco allora che cosa intende dire Luca con il richiamo all’ottavo giorno: ogni domenica i discepoli che si ritrovano per celebrare l’eucaristia salgono «sul monte», vedono il volto del Signore trasfigurato, cioè risorto, verificano nella fede che il suo «esodo» non si è concluso con la morte e odono nuovamente la voce del cielo che rivolge l’invito: Ascoltate lui!
Pietro, Giacomo e Giovanni, scesi dal monte, «in quei giorni non dissero nulla a nessuno di quello che avevano visto» (v. 36). Non potevano parlare di ciò che non avevano capito: l’esodo di Gesù non si era ancora compiuto. Noi oggi, uscendo dalle nostre chiese, possiamo invece annunciare a tutti ciò che la fede ci ha fatto scoprire: chi dona la vita per amore entra nella gloria di Dio.

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